Arte poetica

Fra ombra e spazio, e ornamenti e fanciulle,
ricco di cuore raro e sogni funebri,
pallido, sempre più pallido, col viso spento,
e in lutto di vedovo furioso
per ogni giorno di vita, ahimè,
per ogni acqua invisibile che bevo sonnolento
e per ogni suono che accolgo con tremore,
ho sempre assente sete, uguale febbre fredda,
un udito che nasce, un’ansia obliqua,
come al giungere di ladri o di fantasmi,
e in un guscio di misura fissa e profonda
come un servo umiliato, una campàna un poco rauca,
come un vecchio specchio, come un odore di casa solitaria
dove gli ospiti entrano di notte perdutamente ubriachi,
e c’è un odore di vesti sparse a terra, e non c’è un fiore,
o in altro modo anche meno malinconico,
ma la verità, subito, il vento che mi sferza il petto,
le notti di sostanza infinita cadute nel mio letto,
il rumore di un giorno che brucia con sacrificio,
chiedono tristemente ciò che in me porto di futuro,
e c’è uno sterminio di oggetti
che chiamano senza mai risposta,
e un movimento senza fine, e un nome confuso.

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