Fernanda Pivano, una figura importantissima nel panorama culturale

Fernanda Pivano a passeggio con Hemingway a Cortina nel 1948

La prima volta che vidi Fernanda Pivano ero molto giovane. Esisteva allora un teatro che programmava spettacoli di alto livello culturale, l’Alcione. Vi vidi Mistero buffo di e con Dario Fo, ma soprattutto fui fra il pubblico in una delle rarissime esibizioni in Italia di Allen Ginsberg.

Il grande poeta della beat generation. accompagnandosi con una chitarrina, leggeva le sue poesie e subito dopo Fernanda Pivano le traduceva. Le traduzioni, appunto, furono il principale contributo che diede alla cultura, facendo conoscere al pubblico italiano le opere dei grandi autori del Novecento americano: Ginsberg, Kerouac, Hemingway, e moltissimi altri.

Era nata a Genova il 18 luglio del 1917 da una famiglia che lei stessa definiva vittoriana. Il padre era Riccardo Newton Pivano e la madre, di origini scozzesi, si chiamava Mary Smalwood. Aveva un fratello maggiore, Franco. La sua formazione avviene a Torino, dove nel 1929 si era trasferita con la famiglia. In quarta e quinta ginnasio fu compagna di classe di Primo Levi ed ebbe Cesare Pavese come supplente di italiano. Pivano e Levi non vengono ammessi agli orali degli esami di maturità perché i loro temi vennero giudicati “non ideonei”.

La svolta avvenne nel 1938, quando Pavese le portò quattro libri in inglese che segnarono il suo destino di scrittrice e traduttrice, facendola appassionare alla letteratura statunitense: i titoli erano Addio alle armi di Ernest Hemingway – che tradusse clandestinamente in lingua italiana -, Foglie d’erba di Walt Whitman, Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters e l’autobiografia di Sherwood Anderson.

Nel 1940 Fernanda Pivano consegue il diploma in pianoforte al Conservatorio di Torino, diretto da Franco Alfaon. Il 17 giugno 1941 si laurea in Lettere con una tesi su Moby Dick di Herman Melville e il 22 giugno 1943 consegue una seconda laurea in filosofia con indirizzo pedagogico sotto la guida di Nicola Abbagnano, con una tesi dal titolo “Il valore della simpatia nell’educazione”.

L’inizio della sua carriera letteraria risale al 1943, quando pubblica per Einaudi la sua prima traduzione della Antologia di Spoon River, sotto la guida di Cesare Pavese. A Torino viene arrestata perché si reca al comando delle SS dove era trattenuto il fratello Franco, catturato perché in una precedente retata presso la sede della casa editrice Einaudi era stato trovato il contratto per la traduzione del romanzo di Hemingway Addio alle armi. Questo romanzo non verrà pubblicato in Italia fino al 1949, poiché il regime fascista lo riteneva lesivo dell’onore delle Forze Armate, sia per la descrizione della disfatta di Caporetto, sia per un certo antimilitarismo sottinteso nell’opera. Il fratello viene immediatamente rilasciato, ma la Pivano viene arrestata e interrogata a lungo da due ufficiali tedeschi. Infine, anche lei viene rilasciata.

Nel 1949 sposa l’architetto e designer Ettore Sottsass jr. e si trasferisce quindi a Milano. Il 1956 vede il suo primo viaggio negli Stati Uniti cui ne faranno seguito numerosi altri sia in America che in giro per il mondo.

Fernanda Pivano con Ernest Hemingway

Dopo aver tradotto e studiato i lavori dei maggiori classici statunitense tra cui Francis Scott Fitgerald, Ernest Hemingway, William Faulkne, promuove la valorizzazione in Italia degli scrittori della beat generation: Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Gregory Corso. Lo stesso fece per autori come Henry Miller e Charles Bukowski. Negli ultimi anni della sua vita continuò a segnalare al pubblico e alla critica italiana gli scrittori statunitensi di talento che si sarebbero presto imposti sulla scena letteraria internazionale. Tra questi Erica Jong, Jay McInerney e Bret Easton Ellis.

Oltre a quello per la poesia americana, Fernanda Pivano coltiva l’ineressa anche verso la poesia beat italiana, che sviluppò negli anni Sessanta, grazie anche al progetto editoriale East 128 (dal numero della camera di Sottsass, ricoverato per un’infezione renale al centro medico della Stanford University di Palo Alto) e alla rivista di tendenza psichedelica e pacifista da lei creata e diretta, Pianeta Fresco, il cui progetto grafico venne ideato e curato da Roberto Pieracini, insieme a Sottsass, nello studio di quest’ultimo. In quel periodo incentivò la crescita di alcuni giovani poeti, tra i quali il torinese Gianni Milano e il lucano Antonio Infantino.

Il 16 dicembre 1998 venne inaugurata a Milano, in Corso di Porta Vittoria 16, la struttura destinata ad accogliere il patrimonio librario e documentario di Fernanda Pivano e i volumi appartenuti al padre Riccardo. La Biblioteva Riccardo e Fernanda Pivano è una sezione staccata della Fondazione Benetton Studi e Ricerche di Treviso che oggi ha sede presso la Fondazione del Corriere della Sera e oggi raccoglie anche il patrimonio storico letterario lasciato dalla stessa scrittrice per mano del suo erede, l’editore Michele Concina.

Nell’estate del 2001 la Pivano gira per Fandango il film A Farewell to Beat, scritto da Andrea Bempensante per la regia di Luca Facchini. Il documentario racconta il viaggio in America per ritrovare amici e luoghi cari. Nel 2003 venne istituito il Premio Fernanda Pivano che viene assegnato ogni anno a chi si è distinto per aver svolto ricerche, scritti o portato contributi eccezionali alla società e nel mondo della cultura. Il Premio consiste in un’opera del maestro Arnaldo Pomodoro eseguita appositamente per la grande scrittrice.

Nel corso della sua attività Fernanda Pivano si è occupata anche molto spesso di musica, scrivendo nel 1966 il primo articolo giornalistico su Bob Dylan, collaborando negli anni Settanta con la rivista Muzak e occupandosi spesso di cantautori. Collaborò con Fabrizio De André, che prese spunto per i testi del suo album Non al denaro, non all’amore né al cielo alle memorabili traduzioni che la Pivano fece dell’Antologia di Spoon River. La stessa Pivano realizzò l’intervista al cantautore genovese pubblicata sul retro di copertina,

Fernanda Pivano muore all’età di 92 anni la sera del 18 agosto 2009 nella clinica milanese Don Leone Porta, dove era ricoverata da qualche tempo. I funerali si svolsero il 21 agosto nella stessa Basilica di Carignano a Genova, dove dieci anni prima i genovesi avevano dato l’ultimo saluto a Fabrizio De André. Una delle ultime apparizioni pubbliche della Pivano era stata proprio l’11 gennaio di quell’anno, nello speciale della trasmissione Che tempo che fa dedicato a Faber. L’orazione funebre venne officiata da don Andrea Gallo con una vibrante commemorazione nella chiesa gremita. Dopo la cremazione è stata sepolta accanto alla madre nel Cimitero di Staglieno.

Nel marzo 2010 esce, edito da Bompiani, il secondo volume dell’autobiografia che raccoglie gli anni che vanno dal 1974 al 2009.

Il 4 settembre 2011 è stato presentato alla 68ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Controcampo italianoI, il docu-film Pivano blues – Sulla strada di Nanda, con Fernanda Pivano e Abel Ferrara, Lorenzo Cherubini “Jovanotti”, Piero Pelù, Vasco Rossi, Francesco Guccini, Luciano Ligabue, Fabrizio De André, Dori Ghezzi, Marco Castoldi “Morgan”, Premiata Forneria Marconi, Vinicio Capossela, Jay McInerney, Erica Jong, Patti Smith e Lou Reed. E proprio la poetessa del rock, Patti Smith si esibisce sul tappeto rosso del Lido di Venezia in ricordo dell’amica Nanda.

Sempre nella stessa occasione, venne presentata l’Associazione Culturale Fernanda Pivano Generation, voluta dalla Pivano stessa.

Fernanda Pivano scriveva di notte (“Di giorno rispondo al telefono e non posso lavorare”).

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