Regione Liguria, vogliamo chiarezza sul futuro dell’ex-ospedale psichiatrico di Quarto

OP Quarto

Uno scorcio dei cortili alberati dell’ex-ospedale psichiatrico di Quarto

Un paio d’anni fa avevo scritto un post (Robe da pazzi presso l’ex-manicomio di Quarto) nel quale raccontavo la situazione dell’ex-ospedale psichiatrico sito a Genova Quarto e di come l’iniziativa congiunta di un gruppo di associazioni e di cittadini, insieme al Municipio 9 Genova Levante era riuscita a fermare il progetto di totale privatizzazione dell’area, con il trasferimento dei pazienti psichici  tuttora degenti presso la struttura.

Avevo definito il processo in atto come “rivoluzionario”, poiché si trattava di un processo che coinvolgeva i cittadini nel disegno complessivo strategico della città, sia dal punto di vista urbanistico che da quello dell’affermazione dei diritti civili di base. Si trattava anche di una lotta contro la privatizzazione di spazi che potevano essere lasciati al pubblico utilizzo e di una decisa inversione di tendenza dell’uso privatistico di beni pubblici da parte degli enti locali

Molta acqua è passata da allora sotto i ponti e la giunta regionale in mano alla destra di Giovanni Toti, con assessore alla sanità la leghista Sonia Viale, ci riprova e ripropone le vecchie logiche. Non ci sono ancora certezze, ma le voci che circolano fanno pensare all’intenzione di rimettere in vendita l’area venendo meno a quanto sancito nel 2013 con l’Accordo di Programma che impegnava Comune di Genova, ASL, Arte (l’ente regionale che gestisce gli immobili di proprietà pubblica).

L’impegno che è stato profuso in questi anni da parte dei cittadini è soprattutto, per come la vedo io, una battaglia di civiltà. Persone comuni, magari più impegnate e attive politicamente rispetto ad altri, o soltanto più coinvolte per il bene comune, si sono organizzate, riunite, hanno discusso, hanno promosso iniziative di sensibilizzazione; hanno proposto un utilizzo diverso di un’area altrimenti destinata a diventare sempre più fatiscente e degradata e hanno prodotto numerosissime iniziative culturali che hanno coinvolto migliaia di persone, non solo genovesi. In uno spazio pubblico immerso nel verde si è fatto teatro, si è suonata musica classica, è stato addirittura girato un film.

Ora il rischio è quello di ritornare al punto di partenza, ma noi non ci stiamo, non vogliamo che tutto il lavoro di questi anni venga buttato via. Per questo è stata predisposta una petizione su change.org che ovviamente invito a firmare. Alla petizione farà seguito un incontro, fissato giovedì 23 marzo alle ore 17 presso Palazzo Ducale a Genova, per fare il punto sulla situazione.

Non sono un esperto di questioni psichiatriche, ma, partecipando alle iniziative del Coordinamento per Quarto (l’organizzazione dei cittadini promotrice della petizione) ho cominciato a interessarmene. Quello delle malattie mentali è un mondo spaventoso, di estrema complessità e anche terribilmente attuale, visto che le malattie di questo genere sono in costante e rapido aumento, anche a causa dello stile di vita, dell’assunzione di stupefacenti, alcool e quant’altro. In questo settore l’Italia è stato uno dei paesi all’avanguardia, con quella che in linguaggio colloquiale è sempre stata chiamata “legge Basaglia”, dal nome di Franco Basaglia, lo psichiatra che fortemente la promosse negli anni Settanta del secolo scorso. Oggi si tratta di aggiornarla e, a questo proposito, segnalo un disegno di legge (nella sua ultima bozza del 31 dicembre 2016) su iniziativa di un gruppo di triestini, città nella quale Basaglia operò per molti anni: Disposizioni in materia di tutela della salute mentale volte all’attuazione e allo sviluppo dei principi di cui alla l. 13 maggio 1978, n. 180. Ulteriori disposizioni per l’integrazione degli interventi a livello nazionale e locale per la garanzia della cura e la promozione della salute mentale in Italia.

 

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