Il filo che lega le presidenziali americane e il referendum costituzionale

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J.P. Morgan colpisce un fotografo con il bastone

In questi giorni, leggendo i giornali, mi è parso evidente come ci sia un filo (di sicuro non rosso…) che lega le elezioni americane e il referendum costituzionale in Italia. Questo collegamento non è certo riducibile alla vista che Matteo Renzi ha fatto a Barack Obama e nemmeno all’endorsement che quest’ultimo gli ha fatto, ma è qualcosa di più profondo e che andrebbe analizzato molto più nel dettaglio di come posso fare io.

Premetto subito che non vorrei essere un elettore statunitense, visto il quadro delle possibili scelte disponibili. Come ho già avuto modo di scrivere, del programma elettorale di Trump salvo soltanto il punto relativo alla fine della Nato, mentre in quello di Hillary Clinton c’è tutta la parte relativa ai diritti umani che andrebbe valutata, ma il rischio è che sia una foglia di fico per coprire chissà quali nefandezze in economia e in politica internazionale.

Spesso, i fautori del SI rinfacciano al fronte del NO l’appoggio di un’accozzaglia di partiti, partitini e movimenti (tutti rigorosamente e – a dir loro – acriticamente all’apposizione non delle politiche di Renzi, ma della sua persona) fra cui i fascisti di Casa Pound. Certo, non è una bella compagnia, ma penso che l’Anpi e le forze dichiaratamente antifasciste siano sufficientemente forti da superare questa situazione. Non dicono, però, chi sono i fautori della loro posizione e allora cercherò di farlo io. Buona parte del Partito Democratico, quello bersaniano e dalemiano, sta prendendo le distanze (con questo lungi da me affermare che D’Alema sia di sinistra!), mentre un forte sostegno lo stanno ricevendo da Confindustria, Marchionne e, soprattutto, dal mondo della finanza internazionale (quest’ultima organizzazione senz’altro più pericolosa di Casa Pound). Proprio la stessa finanza internazionale che ha causato la gravissima crisi economica che stiamo tuttora attraversando e che, non paga di ciò, sta cercando di dettare le regole per superarla riuscendoci, purtroppo, in Europa.

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J.P. Morgan in una foto del 1900 ca.

I sondaggi di questi ultimi giorni danno Donald Trump in salita (per la verità, più che di salita di Trump, parlerei di crollo della Clinton a causa degli scandali che la stanno coinvolgendo e dei presunti problemi di salute) ed ecco che prontamente i mercati danno il loro segnale, con il calo delle quotazioni di Borsa. I sondaggi sul referendum costituzionale danno il NO in vantaggio, aumenta lo spread. Coincidenza? Mi permetto di dubitare. Secondo me, la grande finanza internazionale ha scelto: per meglio condizionare le decisioni politiche è necessario (d’altra parte la banca d’affari JP Morgan lo ha anche scritto a chiare lettere) cancellare le Costituzioni socialisteggianti del Paesi dell’Europa meridionale, in modo da avere minori freni al dispiegarsi delle “virtuose” forze del libero mercato. Il quale, però, funziona solo per pochi, anzi per pochissimi. Tutti gli altri sono merce da sfruttare, possibilmente al minor costo possibile cioè, dal loro punto di vista, sempre troppo.

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