A un mese dal voto il NO è in vantaggio

Manca più di un mese al voto sul referendum costituzionale e il numero degli indecisi è ancora altissimo. Per cui i sondaggi che stanno uscendo in questi giorni sono da prendere con le molle ed è meglio non abbassare la guardia. La previsione più plausibile è quella di un testa a testa fino alla fine.

Su Repubblica del 30 ottobre, Ilvo Diamanti (A un mese dal voto in vantaggio il No, il Pd si compatta intorno al premier) ci presenta un quadro assai incerto, nel quale prevale la “personalizzazione” del voto, dato che il 57% degli intervistati è convinto che si tratti di una consultazione a favore o contro Renzi. Da questo dato, sembra evidente che il messaggio del segretario PD sia passato, almeno nella sua fase iniziale quando presentava il referendum come un vero e proprio plebiscito nei suoi confronti, col chiaro intento di acquisire quella legittimazione popolare che oggettivamente gli manca. Forse il presidente del Consiglio si sente sminuito dal fatto di non essere passato per le urne e di essere arrivato a coprire la sua carica con un blitz dall’antico sapore democristiano.

Il fatto che abbia poi cambiato idea e abbia cercato di spersonalizzare la campagna elettorale non sembra essere passato nella testa degli elettori. Questo è un dato del quale, piaccia o meno, si dovrà tenere conto nel quadro della campagna referendaria.

Un fattore fondamentale, che emerge dalle tabelle presentate nel sondaggio Demos è l’opposizione dei giovani, i quali si schierano decisamente per il NO. Il dato viene confermato anche da altri istituti demoscopici, che segnalano come il vantaggio di Renzi sia soprattutto nella fascia di età sopra i 55 anni, il cui risultato è esattamente speculare a quello degli under 34 (v. Termometro Politico, Sondaggi referendum costituzionale: giovani per il No secondo Ipr e Tecné, 26 ottobre 2016).

Si tratta, in entrambi i casi, di fattori di preoccupazione per Renzi, indipendentemente da quello che sarà il risultato finale. Soprattutto il secondo riscontro, lo scarso appeal che riscuote fra i giovani mi lascia pensare che questa generazione, più incline all’uso delle nuove tecnologie e quindi con maggior facilità di verificare le affermazioni dei politici, non sia così facile da abbindolare con il mito del giovanilismo predicato dal leader PD e che la narrazione del “rottamatore” abbia fatto il suo tempo. Al contrario, gli anziani sono molto più sensibili al messaggio televisivo e la massiccia campagna a favore del Sì ha probabilmente avuto il suo peso nel motivarne la scelta.

Ritornando alla questione dei giovani, il governo Renzi, specie con la sua riforma del lavoro, li ha depauperati delle loro speranze, costringendoli a un destino di precarietà e voucher, e questo, probabilmente, ha il suo peso.

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