Come volevasi dimostrare

Alla fine ce l’abbiamo fatta. La data fatidica del referendum è stata fissata e si andrà a votare il 4 dicembre, ultimo giorno possibile secondo le disposizioni di legge che regolano i referendum confermativi.

logo-comitato-no14Il giochino era chiaro e adesso dovremo aspettarci una campagna asfissiante a favore del SI da parte di tutte le televisioni e i quotidiani vicini al governo. Ma l’aspetto più interessante che è emerso nel corso di quest’ultimo mese è la possibile spaccatura all’interno del PD, evidenziata dalla sortita di D’Alema, che si è schierato decisamente contro il referendum voluto da Renzi.

Anche i più scafati e governisti esponenti del Partito Democratico iniziano a manifestare in maniera decisa il loro disagio nei confronti del protagonismo del premier. Si tratta perlopiù di una battaglia interna al partito, volta a ridisegnarne l’assetto, ma se il terreno di battaglia è quello referendario, perché non approfittarne?

Il presidente del Consiglio dei ministri, nel frattempo, ha rilasciato un’intervista a Claudio Cerasa (Il Foglio), nella quale sostanzialmente fa un appello al popolo della destra perché vada a votare SI. Implicitamente, quindi, conferma quello che già sapevamo: guarda a destra e il suo programma è quello di completare la “rivoluzione liberale” dichiarata ma non attuata da Berlusconi.

Peccato solo che Il Foglio non lo legga nessuno, tanto meno gli elettori e i militanti del PD, che saranno stati informati della sortita del loro “capo” solo attraverso qualche trascrizione rivisitata dell’Unità e di Repibblica.


Sul fronte della comunicazione, in questi giorni le città sono state invase dai manifesti a favore del SI. È una campagna martellante che, dal punto di vista tecnico, è stata ben studiata. Fa leva, infatti, sul senso di disagio che gli italiani provano nei confronti della politica in generale e sull’incertezza nei confronti dei destini economici del paese. Il messaggio che si cerca di far passare nella testa dell’elettore indeciso e distratto è quello del potere taumaturgico della riforma del Senato, alla quale si sovrappongono i contenuti della riforma delle regioni e dell’abolizione del CNEL.

Al di là della validità o meno dell’attività di comunicazione, è evidente che i fautori del SI dispongono di molte risorse economiche, frutto anche, ma non solo, della raccolta firme che li ha portati a superare quota 500.000, ovvero quello che non è riuscito a fare il raggruppamento che appoggia il NO, nonostante gli enormi sforzi di molti militanti. Anche questo, purtroppo, sarà un fattore importante, sebbene alcuni sondaggi diano per il momento il fronte dell’opposizione in largo vantaggio (v. ad esempio quello del 28 settembre pubblicato dal sito Lenius).

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