Il testamento del nonno partigiano. Libertà nella vita

Navigando su Facebook, mi sono imbattuto in un post che citava le parole di un nonno partigiano. Si tratta di due paginette scritte a mano, senza data e senza firma. In alto a destra sull’originale c’è un timbro rotondo che riporta la dicitura “Anpi. Sezione di Chieri”.

Per me si tratta di uno dei tanti tesori della memoria che poco per volta riusciamo a scoprire; una saggezza diffusa e pudica, che quasi mai cerca di mostrarsi. Il senso di una missione non ancora portata a termine e l’eredità lasciata sulle spalle di noi che rimaniamo, l’ordine implicito di completare il lavoro.

Ragazzo.
Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo
Ti lascio il sole
che mio padre lasciò a me…

Le stelle brilleranno uguali
E uguali ti indurranno le notti a dolce sogno.

Il mare
ti empirà di sogni…

Ti lascio il mio sorriso amareggiato
Fanne scialo ma non tradirmi.

Il mondo è povero oggi…
Si è tanto insanguinato questo mondo
Ed è rimasto povero…

Diventa ricco tu
guadagnando l’amore del Mondo…

Ti lascio la mia lotta incompiuta
e L’arma della pace arroventata.
Non l’appendere al muro
il mondo ne ha bisogno.

Ti lascio il mio cordoglio…
Tanta pena vinta nelle battaglie del mio tempo

E ricorda
quest’ordine ti lascio…

Ricordare
vuol dire non morire.

Non dire mai che sono stato indegno
Che disperazione mi ha trattenuto
e Sono rimasto indietro al di qua della trincea-

Ho gridato
gridato
mille volte NO!….

Ma soffiava un gran vento
E pioggia
e grandine
hanno sepolto la mia voce…

Ti lascio la mia storia
Vergata con la mano di una qualche speranza, a te finirla…

Ti lascio i simulacri degli Eroi con le mani mozzate
Ragazzi che non fecero tempo di assumere Austera forma d’uomo
Madri vestite a bruno
fanciulle violentate

Ti lascio la memoria di Belsen e di Auschwitz
Fa presto a farti grande
nutri bene il tuo gracile cuore
Con la carne della Pace del Mondo… ragazzo.

Ragazzo
impara che milioni di fratelli innocenti
Svanirono ad un tratto nelle nevi gelate
In una tomba comune e spregiata…

Già… si chiamano nemici
i nemici dell’odio.

Ti lascio l’indirizzo della tomba
perché tu vada a leggere l’epigrafe

Ti lascio accampamenti con tanti prigionieri
Dicono sempre sì
ma dentro loro mugghia l’imprigionato No! dell’uomo libero

– Così è stato il mio tempo./

Gira l’occhio dolce
al nostro crepuscolo amaro

 Il pane si è fatto pietra
l’acqua fango…

… la verità
un uccello che non canta.

Non dire che tutto questo non t’interessa
Un giorno
tutto questo potrebbe riproporsi…

È questo che ti lascio
io conquistai il coraggio di essere fiero.

Sforzati di vivere
salta il fosso da solo e fatti libero….

Così è stato il mio tempo
è questo che ti lascio…

Attendo nuove…
A te completare i miei sogni di libertà…

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