Si mori u mari

Ricevo dall’Ufficio stampa di Legambiente la segnalazione di questo video. Sono molto incuriosito dalla capacità che hanno gli ambientalisti di essere molto creativi e di produrre una serie di iniziative divertenti per sensibilizzare sulle loro tematiche. Poi, è ovvio, il prodotto finale si può apprezzare o meno, perché in questo caso contano i gusti personali. Però è un qualcosa che a sinistra dovremmo imparare a fare, invece di riproporre sempre i soliti schemi che ci allontanano dai giovani. Certo che dovrei, prima di tutto, vincere l’imbarazzo che provo di fronte alla semplice ipotesi di partecipare a iniziative come flash mob, ecc.

Ed ecco la scheda di descrizione del brano e della band, così come mi è arrivata:

Una jam session in 7 lingue (italiano, francese, arabo, spagnolo, giamaicano, siciliano, woloff), decine di artisti, una moltitudine musicale con un unico messaggio: inondare di SI le urne del referendum del 17 aprile e fermare le trivelle.

Si mori u mari (Se muore il mare) è il titolo del brano nato della formazione siculo-africana Ciauda – capitanata da Emanuele Di Giorgio, con Giamà (voce regga muffin catanese) e Mara Diop (voce africana) – in collaborazione con altri artisti: Castillo Alejandro (rapper peruviano), Hafiz (rapper marocchino), Monsier Le Chef (chitarrista milanese), Alberto Mascianà (batterista catanese trapiantato a Milano), Angelo Merlino (cantautore milanese, di origini siciliane), Rosario Venuti (cantautore messinese, trapiantato a Milano), Mosè Fiorin (bassista di Orvieto), Chiara Maturo (flautista di Gubbio), Paola Passarello (cantautrice agrigentina nata a Milano), Alma Marion Pantano Macaluso (sassofonista di Siracusa) con la collaborazione dell’attivista Dafne Anastasi.

Il brano è sostenuto dall’Unione sindacale di base e gode del patrocinio del Comitato nazionale Vota Si per fermare le trivelle e di Legambiente.

La regia del videoclip è curata da Riccardo Napoli, sceneggiatura di Massimo Malerba.

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